Le Voci Delle Donne—Ed. 03

Art Festival

Siamo entusiasti di annunciare la terza edizione del Festival “Le Voci delle Donne”, un evento che celebra la creatività femminile attraverso l’arte, la cultura e la condivisione di esperienze. Quest’anno, Ci saranno novità che sveleremo poco a poco.”

Tema del Festival:

Selvaggia Creatrice

10 , 11, 12  –  17, 18, 19

Aprile 2026

«L’anima selvaggia conosce il cammino.
Bisogna solo smettere di avere paura della foresta.»
— Clarissa Pinkola Estés

C’è una voce che arriva da lontano, da sempre, dagli origini. Vibra nella terra, tra le piante medicinali, nei canti delle ancestre, nei corpi che godono. È la voce selvaggia: arcaica, istintiva, sacra.
Ed è creatrice: dà vita, dà forma, dà senso, dà cura.

La terza edizione del festival Le voci delle donne si radica nel cuore di questa voce. Selvaggia Creatrice è un’evocazione: della donna come essere mitico e concreto, terreno e cosmico, sapiente e intuitivo.
Un ritorno alle origini, non come nostalgia, ma come atto rivoluzionario di riconnessione.

Il sapere delle donne

Dagli inizi dei tempi, le donne hanno custodito un sapere ciclico e vivente: legato alla terra, ai ritmi lunari, alle nascite e alle morti, alle erbe, ai simboli, al corpo, al sogno. Questo sapere è stato tramandato in silenzio, spesso ai margini, attraverso gesti, racconti, ricami, rituali, pozioni.
Molte culture antiche onoravano la figura della Grande Madre, della Dea Triplice, della Sacerdotessa, della Curandera. Erano donne connesse al mistero, mediatrici tra i mondi, capaci di trasformare la materia e lo spirito.

La modernità, nel suo desiderio di controllo e razionalizzazione, ha spesso ridicolizzato, marginalizzato o perseguitato questo sapere, etichettandolo come superstizione o eresia. Le streghe bruciate nei secoli bui dell’Europa, le sciamane perseguitate nei processi coloniali delle Americhe, le donne sapienti escluse dalle accademie: tutte testimoniano la violenza sistemica contro la conoscenza incarnata del femminile.

Ma quel sapere non è mai morto, e in questa edizione del festival, quel sapere ritorna, e chiede ascolto.

Il femminile come potere trasformativo

“Selvaggia” non è selvaggia perché primitiva, ma perché libera. Vive al di fuori delle logiche patriarcali, lineari, produttiviste. È ciclica, erotica, intuitiva, irregolare.
“Creatrice” è colei che genera mondi: non solo bambini, ma anche idee, comunità, immagini, simboli, linguaggi. La creazione non è solo estetica o biologica, ma cosmica.

Pensatrici come María Sabina, Marija Gimbutas, Starhawk, Silvia Federici, Gloria Anzaldúa ci ricordano che il ritorno al sapere ancestrale non è un romanticismo, ma una via politica e spirituale per immaginare un altro mondo possibile: più connesso, più sostenibile, più umano.

Un festival come rito

In Selvaggia Creatrice, il festival diventa un rito collettivo: una soglia tra visibile e invisibile, dove arte, spiritualità, femminismo e guarigione si intrecciano.
Performance, pratiche rituali, installazioni, laboratori, incontri e cerchi di parola daranno voce a esperienze contemporanee che custodiscono il sapere magico, corporeo e politico delle donne.
Non solo una celebrazione del passato, ma un atto vivente, urgente e presente.

Ritrovare la radice

Nel caos del mondo contemporaneo, tornare alle radici non è regredire, ma ritrovare orientamento. Ascoltare le voci delle antenate non è idealizzare, ma rendersi eredi consapevoli di un sapere che cura, connette e trasforma.
In un’epoca di crisi ambientale, relazionale, spirituale, la forza creatrice del femminile selvaggio è un antidoto.

Per questa edizione, Sibilla Panerai collaborerà con Lalula Vivenzi nell’organizzazione del festival e nella curatela della mostra d’arte contemporanea, cuore pulsante e centro gravitazionale del festival.

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