In un mondo segnato da conflitti, dove la nostra sopravvivenza sembra dipendere da scelte politiche e divisioni incomprensibili, è essenziale riscoprire quelle figure che presiedono al ciclo vita-morte-vita. Non per rinchiuderci in un destino predeterminato, ma per risvegliare la consapevolezza del nostro potere e della nostra responsabilità. Le Parche ci ricordano che siamo noi a tessere il nostro destino. La loro lontana memoria è solo una fase di un ciclo che ora giunge a un punto di rottura.

Secondo il principio che la funzione genera l’organo, la figura originaria delle Parche, una-e-trina, si srotola come un gomitolo in tre entità distinte ma complementari:

• Cloto, che fila e dispensa dalla sua grande gonna il filo della vita.
• Lachesi, che misura il destino stabilendone la durata.
• Atropo, che taglia il filo al termine del suo percorso.

Con queste azioni, esse realizzano il loro compito fondamentale: filare, misurare e recidere. Estendono il loro lavoro a tutto ciò che incontrano: dai rifiuti (in scena) agli oggetti (del luogo), fino alle persone (il pubblico). Il filo della vita si intreccia ovunque, mentre esse narrano canti e storie.

Come ogni ciclo, però, anche il loro lavoro non è mai definitivo; e così, al culmine dell’azione, Cloto, la tessitrice, simbolicamente recide tutti i fili che derivano dalla madre-Cloto.

Questo gesto apre uno spazio di libertà e scelta: il pubblico, collegato tra loro, non è più spettatore passivo, ma è invitato a prendere in mano la propria responsabilità, a fare una scelta, a rinascere.

Questo atto di ribellione e consapevolezza ci permette di riscrivere il nostro destino, di tessere nuovi futuri. La rinascita non è mai passiva, ma una decisione attiva, che implica coraggio e responsabilità. Liberarsi dal determinismo non significa solo sfuggire a una volontà esterna, ma riconoscere il nostro potere intrinseco di cambiare ed evolvere, di forgiare il nostro cammino.

“Sii tu l’artefice del tuo destino.”

Nel caos della distruzione e dei cambiamenti, la rinascita è possibile. Le Parche, con la loro figura archetipica, sono il nostro faro. Ci insegnano che, anche nei momenti più oscuri, possiamo riprendere in mano il filo della vita, tessere nuove possibilità e scegliere di creare futuri che oggi sembrano impensabili.

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