TEXTUS – Il Viaggio di Penelope

Claudia Villani
[ ITA ]

Installazione: abiti riciclati, inchiostro, gesso, gommalacca, corde di canapa
Dimensioni: 360 x 240 cm
Attacco al muro: altezza circa 270 cm, tramite chiodi o ganci a occhiello
Luoghi di esposizione:
Punto 0: Gibellina
Punto 1: Calatafimi Segesta
GAM di Messina (Biennale di Arte)
Loggia dei Lanari, Perugia (BAT – Biennale di Arte Terapia)

TEXTUS – Il Viaggio di Penelope è un progetto agro-artistico partecipato e itinerante, sviluppato in collaborazione con il Centro CO Tu Levi contro le violenze, i comuni del bio-distretto “Terre degli Elimi”, scuole, parrocchie, associazioni e realtà agricole del territorio.

Il progetto coinvolge donne e giovani della provincia di Trapani, creando uno spazio di riflessione e azione collettiva per promuovere una visione ecologica e sostenibile del futuro. L’installazione unisce tessuto e parola, creando una tela collettiva fatta di memorie, messaggi e storie.

La tenda itinerante, realizzata con abiti di riciclo portati dalle donne, diventa un luogo simbolico di incontro e dialogo. In ogni tappa, i partecipanti contribuiscono alla creazione di una “mappa relazionale”, che verrà trasformata in un arazzo simbolico. L’esperienza verrà documentata attraverso un lavoro audiovisivo.

Il progetto si ispira alla filosofia di Daisaku Ikeda e al pensiero ecofemminista di Vandana Shiva, che collegano la violenza sulle donne e la natura alla stessa matrice culturale.

Fotografie di Leonardo Coppola

Claudia Villani

Artista

Sono un’artista e ricercatrice con un approccio transdisciplinare, indirizzato all’esplorazione dei legami tra arte, scienza e cura. La mia ricerca si è concretizzata nel progetto Pharmakon, l’arte che cura, attualmente in revisione su una rivista americana e presentato in diversi congressi medici, tra cui il congresso mondiale di ortopedia di Dubai nel 2023 e quello internazionale di reumatologia di Vienna.

Mi sono laureata con 110 e lode in Arte Ambientale e Linguaggi Sperimentali, con una tesi intitolata Humus, transiti visionari tra cura, arte e scienza (sciamanesimo e nuove tecnologie), incentrata su cura, ambiente ed ecofemminismo. La pratica di cura, centrale nella mia ricerca, mi porta a sperimentare come l’arte possa innescare processi di trasformazione a livello personale, relazionale e ambientale.Dal 2023 lavoro a un progetto agro-artistico partecipato per l’empowerment delle donne e dell’agroecologia: TEXTUS – Il viaggio di Penelope, ispirato al lavoro dell’eco-femminismo di Vandana Shiva e del maestro buddista Daisaku Ikeda. Dopo la tappa 0 al Museo delle Trame del Mediterraneo, la prima tappa si è conclusa a Calatafimi Segesta con un’installazione in tessuto, in collaborazione con un’associazione contro le violenze e diverse scuole e associazioni del territorio. Il lavoro è ora esposto in maniera permanente al Castello Eufemio di Calatafimi Segesta ed è stato presentato alla GAM di Messina per la Biennale di Arte e alla Loggia dei Lanari a Perugia, nell’ambito di BAT – Biennale di Arte Terapia.

Filosofia Artistica

“Ogni cosa che faccio mira a una trasformazione concreta.” – Joseph Beuys

Il mio lavoro artistico non nasce da una motivazione estetica, ma da un’urgenza pratica e da una necessità tanto intellettuale quanto emotiva. La mia ricerca si concentra sullo studio dei sistemi complessi, con un forte legame all’antropologia dell’arte e alla ricerca dei significati originari dell’azione artistica. Mi ispiro al pensiero ecofemminista di Vandana Shiva, alla visione buddista di Daisaku Ikeda e all’approccio sistemico di Edgar Morin. Credo che l’arte possa essere una metodologia complementare alla scienza, offrendo un’altra forma di conoscenza e trasformazione della realtà. La mia poetica non si limita alla creazione artistica, ma comprende pratiche partecipative su temi come l’empowerment femminile, l’agroecologia e la cura. Il mio approccio creativo si nutre di assemblaggio, sovrapposizione, collage e azioni performative, con un utilizzo prevalente di materiale di recupero, tessuto e materiali naturali. Questo dialogo tra segno materico e digitale diventa una ricerca continua sulla potenzialità trasformativa dell’arte.