CORPO_01

Barbara Ventura

[ ITA ]

Materiale: Carta, che riporta le tracce del corpo dell’autrice ritracciato a matita, piegata a spirale e cucita a mano. Testo dattiloscritto.
Descrizione: Gira su se stessa con il movimento d’aria generato anche solo dal passaggio delle persone. Specchio a terra.
Dimensioni: 60x60x2000 cm (escluso cavo aereo per sospendere spirale)
Anno: 2023

Corpo esplorato, tracciato, segnato, filato, specchiato.

Opera liberamente ispirata dal testo poetico omonimo di Candelaria Romero.

“Questa pelle è fatta di fili di seta e d’oro si sfilaccia facilmente se usata con noncuranza. Non ha brutte pieghe la pelle solo urgenze e angoli bui ma camminando e indossando sentieri i fili s’impigliano nell’arido suolo e nulla si può contro un abito che molto ha viaggiato. Ora lo specchio riflette un corpo pellegrino trame fragili di una pelle che si desta e sopravvive a sé stessa. Specchio specchio delle mie brame bacia questo corpo che tesse e trama profumi annusa gli incavi solitari lecca con lingua morbida il mondo. Il mio.”

Barbara Ventura

Artista

Da sempre incantata dalle potenzialità sopite di cose, luoghi e persone, si iscrive al Politecnico di Milano all’inizio degli anni novanta, con l’idea di diventare designer. Nel mentre inventa e confeziona la maggior parte dei suoi vestiti e produce curiosi oggetti ready-made. Laureatasi, cambia direzione ed inizia l’attività professionale specializzandosi in architettura dei luoghi del lavoro e tecniche di rappresentazione digitale. In questo periodo ha l’opportunità di attuare esperienze eclettiche, con frequenti cambi di scala e contesto, autonomamente o collaborando con studi di progettazione, aziende e agenzie di comunicazione. Il fil rouge è una perseverante e curiosa attenzione al processo di progetto. A partire dal 2012 riscopre le tensioni giovanili verso il design e l’artigianato e si allontana progressivamente dal mondo dell’architettura, attivando esperienze di docenza, workshop, seminari, laboratori di nuovo artigianato e promuovendo azioni progettuali ed artistiche con un deciso tratto etico e sociale. Negli ultimi anni ha fatto della carta l’elemento privilegiato di una personale ricerca espressiva e formale che attraversa dialetticamente il design e l’arte, attingendo ad un’estetica di matrice giapponese. Leggerezza, sospensione, magia, sensualità, luci ed ombre si alternano e sovrappongono nelle pieghe rigorose che confluiscono in forme morbide e sinuose, diventando custodi del suo sentire.

Dichiarazione Artistica

Pronuncio ancora la parola artista a bassa voce, anche e non solo, perché ho scoperto tardi questa radice nascosta: ho scoperto per questioni di mestiere che mi riusciva bene piegare la carta. E non ho più smesso di farlo. Ma la semplice fascinazione tecnica e geometrica si sarebbe esaurita in tempi rapidi se non avessi trasformato le mie effimere creature in portatrici di racconti e complessità. Spesso lavoro sola, ma mentre racconto del corpo, del sentire anche fisico come essere umano e donna, cerco di tenere il mio sottotraccia, inseguendo piuttosto un riflesso nello specchio universale. Poi esiste in un percorso parallelo la richiesta di partecipazione, la ricerca di un fare comune, la possibilità di creare insieme. Da qui le opere collettive e laboratoriali, attraverso le quali cerco di “fare la mia parte”. La carta ha poco peso, ingiallisce, si strappa, brucia, si scioglie, si consuma,… Ma nella sua estrema fragilità e leggerezza può essere forte se piegata nel modo giusto. Sulla carta da sempre si appoggiano gesti e pensieri. Traspare la luce.