
Guietiqui
Antinea Jimena Pérez Castro
[ MEX ]
Durata: 8m 43s, colore, 16/9, HD
Foto e montaggio: Israel Servín
Partecipanti: Majo Pérez Castro, Jessica Camacho, Atzaed Arreola, Pina Pérez, Yann Bagot e Yao Sosa
Un viaggio onirico, un ritorno all’ombra del giardino per riunirsi e creare pacificazioni collettive, cure cerimoniali volte a guarire le ferite silenziose del nostro utero, ferite che si nascondono nell’ombra di un giardino lontano che ci riporta all’infanzia, dove l’acqua, l’argilla o persino la corteccia di carta ci guidano e dove gli alberi diventano i nostri punti di riferimento. L’albero guamúchil, l’albero papaya, l’albero majagua, gli alberi guietiquis, i cui stami rosa risvegliano la fantasia e il desiderio di trasmutazione.
Questo video nasce nella porosità di un momento di cura, installazione e performance. La maggior parte delle immagini sono state scattate a Morelos, in Messico, nella primavera del 2022. Un momento di ricongiungimento tanto atteso dopo la pandemia, ma anche un momento di stress post-traumatico e lutto. Il nostro obiettivo era prenderci cura di noi stessi con desiderio di rinascita, lasciando andare ciò che doveva essere lasciato andare. Abbandonarsi alla terra, all’ombra degli alberi di un giardino, spazio protetto in un ambiente ostile ma le cui ombre non possono essere nascoste.
Nell’inverno del 2024 abbiamo realizzato una performance-installazione dove sono state proiettate le immagini del video. In seguito a questo evento, abbiamo realizzato il montaggio al mio ritorno in Francia, integrando suoni e immagini dell’evento. Il video è stato completato nell’ottobre 2024.

Antinea Jimena Pérez Castro
Artiste
Antinea Jimena Pérez Castro, nata nel 1985 a Città del Messico, si è laureata in Francia presso l’Ecole Supérieure d’art du Pays Basque. Ha iniziato la sua formazione artistica presso il liceo di belle arti CEDART Diego Rivera e presso il Centro di arti drammatiche CADAC, entrambi a Città del Messico. A Parigi ha studiato al L.E.M., dipartimento di scenografia della Scuola di Teatro Jacques Lecoq. Ha partecipato a workshop presso lo Scenic Somatic Laboratory con Laura Rios e Majo Pérez Castro (Messico), presso Mundo Performance con Roma Vaquero Diaz (Argentina) e presso MUTUA con Maria Laura Rosas e Monica Mayer (Messico). Ha realizzato mostre personali e collettive e performance in Francia in spazi indipendenti come 6B (Saint Denis), Jour et Nuit (Parigi), Maison de l’arbre (Montreuil), Abbaye d’Auberive (Haute-Marne) e Artefact Project Space (Parigi). Nel 2024 ha partecipato a mostre collettive in Germania (Veladas, Ambasciata del Messico a Berlino, curata da Vanessa Enriquez), Argentina (El futuro es ancestral e infinito, La insolita espacio, curata da Roma Vaquero Diaz e Rituales para habitar un mundo sensible, Fotogalería Meridiano 0, curata da Natalia Tealdi e Roma Vaquero), Messico (Tierra, Mujeres Creadoras) e Francia (Mexique l’héritage culturel, Galerie l’écu de France, Viroflay). Attraverso la sua performance ha partecipato a diversi festival, in particolare nel 2024 al Festival di Storia dell’Arte di Fontainebleau, Francia. Collabora a progetti educativi e di mediazione culturale con enti pubblici in Francia, come il Domaine de Chamarande, la città di Guyancourt, il Palais de Tokyo e l’Istituto Giacometti di Parigi e l’associazione Mom’arte.
Poetica Artistica
Il mio lavoro si situa tra il vegetale e l’umano, tra il radicamento e lo sradicamento, tra la fragilità e l’esperienza della materialità. Attraverso il disegno, la pittura e la performance, rappresento i movimenti dei paesaggi e dei corpi, guidati dalla singolarità, dall’irregolarità e dalla vulnerabilità dei materiali viventi. Le mie opere mettono insieme e contrappongono materiali accuratamente selezionati in base alla loro origine, al loro significato simbolico e al legame emotivo che evocano. Nello spirito di oltrepassare i confini tra i media e percepirne la porosità, la mia ricerca transdisciplinare esplora disegni, dipinti, oggetti, performance e video. Attraverso le mie opere, alimentate da storie personali e collettive, cerco di superare le prove che modellano la nostra esistenza. Mi occupo di temi come la migrazione, la perdita e il lutto, l’abbandono attraverso il simbolo, il nostro legame con gli elementi e la dimensione onirica nei lavori domestici e quotidiani. La mia produzione artistica sperimenta e improvvisa utilizzando materiali, pratiche e conoscenze ancestrali: pigmenti, terre, carte, fili; danza e teatro rituale. La mia pratica personale è anche affiancata da inviti ad altri artisti e discipline: danza, video, teatro, musica improvvisata, ceramica, fotografia, editing. Questi incontri prendono la forma di creazioni collettive, mostre e performance in dialogo con i luoghi che ci ospitano.