
Domino
Sabina Sala
[ ITA ]
Titolo: Domino
Serie: da Scatole di memoria
Anno: 2006
Materiale: Tubi quadrati di lamiera, vetro, stampe fotografiche su acetato sovrapposte.
Dimensioni: 20 × 20 × 15 cm ciascuna struttura (sei elementi)
Domino è un’opera composta da sei strutture in ferro (20 × 20 × 15 cm) realizzate con tubi quadrati di lamiera, vetro e stampe fotografiche su acetato sovrapposte. Le scatole, impilate in modo irregolare e retroilluminate, si attivano visivamente in relazione allo spazio e allo sguardo dello spettatore.
Le immagini — frammenti raccolti da viaggi, riviste e autoritratti — si sovrappongono come tessere di un domino sensibile, generando associazioni mutevoli. L’opera non propone una narrazione univoca, ma invita a un’esperienza personale e trasformativa, dove ogni spettatore può costruire il proprio racconto attraverso un processo di risonanza visiva e interiore.
Il lavoro riflette sulla funzione catartica delle immagini e sul loro potere evocativo. Come scatole di memoria, le strutture custodiscono visioni intime e collettive, invitando a confrontarsi con le proprie ombre per poterle attraversare e forse dissolvere con lo sguardo.

Sabina Sala
Installazione
Sabina Sala (Bergamo, 1973), artista, insegnante, coltivatrice paziente di creatività. Nel suo bagaglio: un diploma scientifico (con l’intenzione di fare la naturalista), un anno alla NABA (segnata dall’incontro con H. Nagasawa e G. Colombo), un diploma in Pittura conseguito a Brera con successiva specialistica e tesi sul processo artistico, uno stage con C. Parmiggiani e con A. Kiefer nel 2004.
Attratta dalla sfida del volo, dalla caccia all’effimero e dalle manifestazioni fisiche, metafisiche e metaforiche della Natura, per le sue opere adotta un linguaggio poliedrico che comprende l’uso del disegno, della fotografia, del video, dell’installazione.
Tra il 2010 e il 2011 le sue opere sono state esposte a Tokyo (Eco Japan Cup), a Milano (Smart Urban Stage e Triennale Bovisa), in Russia (Festival delle Arti di Sachi) e a Roma (ECOartproject)
Artist Statement
La ricerca di Sabina Sala nasce dall’urgenza di osservare ciò che spesso sfugge: frammenti, silenzi, assenze. Attraverso il suo lavoro l’artista cerca di catturare lo spazio fragile che esiste tra ciò che si vede e ciò che si percepisce, tra il ricordo e la presenza.
Usa diversi linguaggi — fotografia, installazione, disegno, video, performance — come strumenti per interrogare la memoria, il tempo e la materia. L’opera diventa una soglia, un luogo aperto dove il senso non è mai dato una volta per tutte, ma si costruisce nell’esperienza di chi guarda.
In questo senso, il processo ha per l’artista un valore centrale: spesso le tracce, gli errori, le cancellature diventano parte integrante dell’immagine o dell’oggetto. Sala cerca il fragile, il provvisorio, il non-finito come possibilità di verità.
L’idea di stratificazione — visiva, concettuale, emotiva — è centrale: ogni lavoro è un deposito di gesti, tentativi, risonanze. L’arte, per l’artista, è un modo per sostare nell’incertezza senza doverla risolvere, per creare domande invece che risposte.
L’atto creativo si intreccia spesso a temi intimi — il corpo, la casa, la perdita — ma sempre aperti a una dimensione collettiva. Sala crede che l’arte abbia ancora il potere di creare connessioni profonde e silenziose, di attivare uno spazio in cui riconoscersi, anche solo per un istante.