Shoot the Runner

Marta Arca

[ ITA ]

Titolo: Shoot The Runner
Anno: 2025
Materiale: Inchiostro su carta.
Dimensioni: 50 × 70 cm

Shoot the Runner si colloca in un’epoca segnata dall’accelerazione e dal progressivo dissolvimento della responsabilità collettiva. Figure in corsa—tra gioco e fuga—abitano un paesaggio disarticolato dove sicurezza e pericolo, realtà e distopia, si sovrappongono. Espressioni e movimenti restituiscono urgenza e costrizione, come ingranaggi di una dinamica sociale preordinata.

Il tratto meticoloso diventa atto di resistenza: impone un rallentamento dello sguardo e invita a una lettura attiva, destabilizzante e provocatoria. Le domande che l’opera avanza—chi è il “runner”? chi lo insegue? chi giudica?—interrogano la condizione di un individuo chiamato a correre senza meta definita. La figurazione non si limita a registrare: codifica e re-immagina il presente, sollecitando una presa di coscienza.

Marta Arca

Pittura

Marta Arca (Sassari, 1990) è un’artista visiva con una formazione in Fashion Design conseguita presso la NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. La sua ricerca si concentra sulla memoria, l’identità e la percezione, restituite attraverso un segno grafico minuzioso che combina elementi narrativi, simbolici e surreali. Attraverso un approccio interdisciplinare, sviluppa opere che riflettono sulle contraddizioni del presente, esplorando le relazioni tra individuo, collettività e immaginario visivo.

Artist Statement

Il lavoro di Marta Arca si muove lungo i confini mobili tra memoria, immaginazione e responsabilità collettiva. La sua ricerca nasce da un’urgenza personale: restituire forma a un mondo interiore fatto di ricordi imperfetti, immagini ricostruite, frammenti visivi che si mescolano a visioni contemporanee. L’infanzia — non come tempo anagrafico ma come stato percettivo — è uno dei filtri principali attraverso cui l’artista osserva e trasfigura la realtà.

Il suo segno grafico, minuzioso e ossessivo, non è solo stile: è metodo di pensiero. Puntini, linee, trame fitte e vibranti compongono organismi visivi che evocano sogni, paure e rituali quotidiani. Ogni segno è come un atomo, un’unità minima di esistenza che si ripete, si muove e genera forma. Il disegno diventa così un processo di ricostruzione lenta, meditativa, in aperto contrasto con l’accelerazione del mondo contemporaneo.

Nei suoi lavori coesistono leggerezza e inquietudine. Le figure sono spesso sospese in ambienti indefiniti, immersi in flussi ipnotici che sembrano tanto rifugio quanto prigione. Nulla è lineare: le composizioni si muovono per stratificazione, come se fossero estratte da un sogno lucido o da un ricordo contaminato. I personaggi, ibridi e simbolici, non raccontano mai una sola storia: si fanno portatori di emozioni universali, evocano tensioni sociali e interrogano il ruolo dell’individuo in un tempo complesso e instabile.

L’ironia è un’altra componente fondamentale del suo linguaggio. Attraverso titoli evocativi e riferimenti giocosi, l’artista disinnesca la retorica e apre nuovi piani di lettura, creando uno spazio di riflessione che non rinuncia alla leggerezza, ma non smette di interrogare. L’opera si fa così narrazione aperta, esperienza visiva e mentale, in cui lo spettatore è chiamato ad attivare la propria memoria, a completare la visione.

In un’epoca segnata dal collasso dei confini tra reale e virtuale, tra tempo interno e tempo sociale, Marta propone un’arte che invita a fermarsi, osservare e immaginare. Un’arte che non offre risposte semplici, ma genera domande necessarie: sulla responsabilità dell’immagine, sulla forza della narrazione, sulla possibilità di costruire — anche solo per un istante — un mondo diverso.